Charlie Hebdo – I complottisti non si arrendono

di Igor Carta

Continuano a fioccare le tesi di complotto dietro l’attacco alla redazione di Charlie Hebdo.

Charlie Hebdo: testimone, dicevano essere di al Qaida

La pagina Facebook di nocensura.com ha nelle ultime ore rilanciato la notizia che in Francia, su diretto ordine del presidente François Hollande, permarrà per le strade il presidio di 10.000 militari disposto lo scorso gennaio per effetto dell’incursione terroristica contro la redazione di Charlie Hebdo; noi di Montaigne, alcuni giorni dopo, eseguimmo una fredda analisi di quelli che erano pubblicizzati come chiari indizi di complotto o false flag che dir si voglia, e con sommo dispiacere di alcuni, oggi come allora constatammo quanto quelle “prove inconfutabili” appaiano a dir poco labili.

 

 

Ma agli occhi di quegli stessi personaggi, tale situazione da “semi-coprifuoco” viene percepita come una chiara, ulteriore restrizione alle più semplici libertà individuali dei cittadini francesi, citiamo testualmente:

«Controlli di strada che non si capisce in che modo siano utili contro il terrorismo, a meno che dopo le carte di identità lasciate in auto, non ci vogliano dire che i terroristi vanno in giro con un attestato in tasca dove annunciano di volere commettere attentati».

Certo che se la polizia francese altro non ebbe che quei documenti per risalire ai fratelli Kouachi fa a dir poco sorridere, visto che i due dopo la strage abbandonarono la famosa C3 con gli specchietti mutanti per rubare una Clio grigia con cui proseguire la fuga. Immaginate un cittadino che telefona al commissariato per denunciare il furto della propria auto effettuato da due individui vestiti di nero, incappucciati e fucili d’assalto russi alla mano.

I fratelli Kouachi
I fratelli Kouachi

Neanche il centralinista più fesso del mondo potrebbe non collegare quel furto con una strage avvenuta appena pochi minuti prima, ma questo rimarrebbe solo uno dei tanti tasselli che si potrebbero facilmente posizionare con un pochino di buon senso. Con quei semplici “controlli” in strada la strage di Charlie Hebdo non avrebbe mai avuto luogo, perché se due individui, fermati ad un semplice posto di blocco, fossero risultati sprovvisti di documenti di identità, sarebbero stati condotti in caserma per essere identificati come qualunque altro semplice cittadino, e magari in seguito, rinvenute le armi, le molotov e tutto il resto, si sarebbe parlato di “azione sventata sul nascere dalla scrupolosa attività di controllo”, ergo, non sarebbe successo niente. Ma queste notizie, si sa, notizie non sono.

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