Bruce Springsteen – i 40 anni di Born to Run

di Imma I.

Con il successo di Born to Run, Bruce Springsteen diventerà The Boss, oggi il celebre album compie 40 anni.

11895063_795621200535927_5394877110411615227_o
Il Boss con Clarence Clemons

Dal possibile disastro alla consacrazione dell’unico Boss del Rock “Born To Run” fu pubblicato proprio il 25 Agosto del 1975 ed era l’ultima possibilità per Bruce Springsteen per dimostrare di cosa fosse capace. L’ultima possibilità per emergere. I due precedenti album (“Greetings From Asbury Park” e “The Wild The Innocent and The E Street Shuffle”, ndr) sebbene pieni di successi rivelatisi poi negli anni (vedi 4th of July”, “Incident on 57th Street”, “Kitty’s Back” e “Rosalita” per non dire di “New York City Serenade”) non erano andati per niente bene come vendite e l’intenzione della Columbia, la major con cui aveva firmato il suo primo contratto grazie all’ingaggio del leggendario John Hammond, era quello di rimandarlo a casa dopo l’uscita del terzo album. All’epoca Springsteen era un giovanotto di 26 anni con anni di gavetta e le spalle al muro, lui e quelli della band erano al verde e avevano in programma un solo concerto. Ma si sa quando tutto sembra finito entra in gioco il destino, che non ci crede quasi mai che una cosa è finita, e così iniziarono a susseguirsi tutta una serie di eventi fortuiti nel tipico stile del Grande Romanzo Americano e la rotta della catastrofe imminente fu invertita verso la strada del successo.

1e6864b911e5aa5d232c8e5e25a20de8

Bruce Springsteen prende le distanze da Mike Appel, il suo primo produttore manager, mentre la E Street Band subisce delle revisioni. David Sancious se n’era andato per percorrere la strada solista, mentre ‘Mad Dog’ Vinnie Lopez il primo batterista era stato licenziato, e il suo sostituto ingaggiato a Febbraio decise di seguire Sancious. Dopo lunghe audizioni i due posti furono occupati da “Professor” Roy Bittan e Max Weimberg, da 40 anni personaggi fondamentali del culto springsteeniano. Nel frattempo alla E Street Band si era unito anche (l’ormai fratello di musica, ndr) del Boss “Miami” Steve Van Zandt, figura centrale per il sound della band. Per l’album Springsteen voleva riproporre una sua idea di epos musicale, una sua rilettura del “Wall of Sound” di Phil Spector, ma le cose in studio non andavano bene fino a quando arrivò il momento della svolta grazie a Jon Landau, il famoso giornalista di Rolling Stone, che ha scritto la più celebre frase dedicata al Boss: “Ho visto il futuro del rock’n’roll il suo nome è Bruce Springsteen”. Cambiano studio di registrazione e Landau subentra ad Appel nel ruolo di produttore, è grazie alla sua esperienza, alla sua cultura e alla sua naturale chimica con l’artista che riesce ad aiutare Bruce Springsteen a concludere l’album capolavoro. Con Born To Run nasce anche un incredibile sodalizio dello show business. A questi due nomi si aggiunge anche quello del giovanissimo ingegnere del suono Jimmy Iovine (di origini campane, precisamente la sua famiglia è di Ischia. Oggi Presidente del gruppo Interscope-Geffen-A&M, ndr). Le sessioni per la registrazione del disco sono state massacranti, l’unico momento di pausa fu quell’unico concerto che rischiava di essere l’ultimo. Vari aneddoti si ricordano di quei lunghi giorni passati in sala prove: Springsteen che canta, nota per nota in cuffia a Big Man Clarence Clemmons, l’assolo di sax di “Jungleland”; Steve Van Zandt che inventa a voce l’irresistibile arrangiamento soul dei fiati di “Tenth Avenue Freeze Out”.

11899767_795621193869261_3802068406090655398_n

E come non parlare dell’indimenticabile foto di copertina in cui il Boss è davvero un gran figo, capelli volutamente arruffati, Fender Telecaster a tracolla con tanto di particolare sul battipenna (se si guarda bene si nota la sagoma di un uomo in piedi accanto a un lampione), il chiodo e la spilla di Elvis. Le foto furono scattate durante un’unica session da Eric Meola nel giugno del 1975. Ed erano il ritratto perfetto dello Springsteen di allora dal volto scanzonato tipico dell’età giovanile e il fisico asciutto. Di particolare importanza la posa fraterna accanto a Big Man, un inno potente alla fratellanza tra bianchi e neri, non dobbiamo dimenticare che Springsteen non si è mai tirato indietro di fronte a battaglie anche politiche, dichiarando sempre i suoi punti di vista. Del resto si sa che durante i suoi concerti si racconta, parla del come sia nata quella canzone. Un po’ come successe la sera dell’elezione di Ronald Reagan, e dal palco scandì bene la frase “Io credo che si tratti di una tragedia”. Nel giro di una settimana dall’uscita da Born To Run il Boss finì sulle copertine del Time e del Newsweek. Iniziava l’era del mito, dal possibile disastro al successo consacrato sui palchi di tutto il mondo. Chiunque avrebbe cavalcato quel successo, invece il Boss si fermò per due anni, per riprendere le idee ma anche per liberarsi dal contratto con Mike Appel. Tornerà nel 1978 con “Darkness On The Edge Of Town” conquistando a pieno merito il titolo di assoluto Re del Rock. È proprio il suo rapporto con i suoi fan, il suo non risparmiarsi mai, il suo esibirsi in concerti ripetutamente che lo hanno reso un mito incontrastato della scena musicale degli ultimi 40 anni. Born To Run nel 2003 si è aggiudicato la posizione numero 18 nella classifica dei 500 migliori album secondo Rolling Stone. Rimane l’album consacrazione, nonché un capolavoro assoluto.

 

© Riproduzione Riservata

RelatedPost

Commenti

commenti

Precedente Lo Stato siamo noi? - Sull'interesse nazionale Successivo Cesare Pavese - Il Mestiere di Vivere