Black Sea – Un Tesoro Nazista sotto i Mari

di Enrico Bulleri.

Black Sea – Dopo essere stato licenziato dal lavoro, il capitano di sommergibili commerciali Robinson (Jude Law), assume un lavoro sporco – che vale un pezzo di un ingentissimo bottino – con un finanziatore ombra (Tobias Menzies) per cercare nelle profondità del Mar Nero un affondato sottomarino tedesco della WWII che si è sempre detto essere stato caricato pieno zeppo di lingotti d’oro, originariamente inviati (durante il conflitto) come un prestito da Stalin a Hitler.

Black-SeaUn tesoro sepolto e il tradimento sono gli elementi chiave di Black Sea, dramma avventuroso diretto dal regista de L’Ultimo Re di Scozia Kevin Macdonald, in cui la debolezza umana e l’avidità sorpassano la claustrofobia, e le condizioni subacquee insidiose. L’avvincente sceneggiatura di Dennis Kelly si svolge per la maggior parte a bordo di un sottomarino che si dirige verso la costa georgiana alla ricerca di un carico sommerso di pepite d’oro, sepolto da settant’anni in un U-boot nazista. Il viaggio incomincia con un misto di speranza e senso di avventura, ma ben presto è la disgregazione dei rapporti di bordo che richiede il dipanarsi dell’infuocata vicenda, seppur ambientata negli abissi marini, che costringe a decisioni di vita e di morte, piuttosto che a quelle relative alla ricchezza e alla povertà. Si tratta di un viaggio esplosivo e pieno di tensione, che mantiene costantemente sulle spine.

Le sequenze di apertura succintamente ci impostano lo scenario, introducendoci il comandante esperto di recuperi marini Robinson, impersonato da Jude Law, la cui esperienza trentennale con i sottomarini conta niente quando l’azienda per cui lavora gli dice che non è più necessaria nel settore oramai mutato, per le contingenze della crisi. Robinson ha molto di cui essere amareggiato: la sua vita in mare gli è costata la moglie e il figlio, che lo hanno lasciato senza un soldo per il loro mantenimento. La scena in cui egli guarda la sua ex moglie prendere il loro figlio di 12 anni da una scuola chic e costosa ci dà una vaga idea di quanto profonda possa essere la sua amarezza.

L’insperato, inaspettato piano, prevede di cercare questo U-boot nazista scomparso in tempo di guerra e recuperarne il carico di lingotti d’oro, il denaro per l’operazione viene finanziato da un misterioso milionario, e il guazzabuglio di equipaggio è rapidamente assemblato tra la Gran Bretagna e la Russia, un misto di georgiani, ucraini, russi e americani, britannici, che è una bomba a orologeria pronta ad esplodere . Non dovremmo aspettare a lungo. Il pericolosamente instabile e paranoico ma espertissimo subacqueo Fraser (interpretato da un sempre superbo Ben Mendelsohn) è l’elemento piu’ ingombrante che accende la miccia. Scoot McNairy impersona il personaggio più viscido, colui che ha procurato e fatto da tramite per il finanziamento della missione; Gregoriy Dobrygin è un russo che fa da mediatore; e il nuovo arrivato Bobby Schofield è il 18enne e matricola del gruppo Tobin, che si butta letteralmente e metaforicamente in quella che appare la fine piu’ profonda.

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Le tensioni hanno un’ escalation: la stretta vicinanza, rapporti culturali di conflitto, risentimenti, avidità, insoddisfazioni, paure e ansie. Al caos segue rapidamente la violenza e un grave guasto meccanico. Il cuore arriva in gola durante la sequenza in cui Fraser e Tobin devono uscire dal sommergibile con la tuta da acquanauti in immersione sul fondo del Mar Nero, da cui il titolo del film. Per tutto il tempo, Robinson, capitano che cerca con grande esperienza e carattere, tenacia, di controllare e governare l’ingovernabile e l’imponderabile, pur ossessionato dalle sue preoccupazioni e dai fantasmi del suo passato, è interpretato da Law con grande efficacia nel ruolo.

Ci sono alcuni momenti davvero spaventosi e che mandano in fibrillazione piu’ volte, trattenendo il respiro quando le bugie all’origine della missione sono rivelate, e l’odore della morte aleggia e circonda i personaggi sempre piu’ claustrofobicamente. La colonna sonora di Ilan Eshkeri è superba: misteriosa, affronta e sempre valorizza le emozioni in gioco. Il genere cinematografico sui tesori nascosti è d’altronde pieno di storie di inventiva e questa ne è ancora una, grazie come detto ad una sceneggiatura intelligente che sa come porre tutti gli elementi giusti in primo piano, dall’eroe- antieoe disperato per la squadra messa su, che è un carico essa stessa di nitroglicerina pronta ad esplodere, come in “Vite vendute” (Le Salaire de La Peur, 1951) di Henri Georges – Clouzot e “Il Salario della paura” (Sorcerer, 1977) di William Friedkin, uomini disperati e sconfitti dalle avversita’ e dagli eventi della vita reclutati per una missione remunerativa ma anche estremamente pericolosa; per il racconto pungente dell’origine di questi lingotti d’oro, il pegno pagato da Stalin su ricatto di Hitler, e mai arrivato a destinazione, pa scopo di evitare l’invasione dell’Unione Sovietica con la successiva Operazione Barbarossa. La tesa sceneggiatura di Dennis Kelly, gia’autore confermato e di grande valore, viene indirizzata in maniera opportunamente tesa dalla regia sempre notevole di Kevin Macdonald, che vive di tensione cinematografica (ad esempio, “La Morte sospesa”, 2003).

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Jude Law è, voglio rimarcarlo, eccezionale come il capitano scozzese Robinson, duro ma che viene sempre sopraffatto da fantasie nostalgiche circa la sua ex moglie e il giovane figlio che giocano sulla spiaggia. Si tratta forse di un dispositivo a flashback abusato ma che qui funziona poiché non è appunto solo un mero dispositivo; c’è un punto della storia il quale fa si che si ponga alla base della riuscita emotiva del finale. Ben Mendelsohn ottiene in questo film una discreta quantita’ di tempo sullo schermo con il personaggio di Fraser (evidentemente australiano) lo psicotico del gruppo, e se lo merita, così come sono validi tutti gli interpreti di supporto testè citati, quali Scoot McNairy come Daniels, una sorta di irritante e vendutosi fantoccio. Notevoli sono anche Michael Smiley come Reynolds e sempre Grigoriy Dobrygin come Morozov, uno dei russi della squadra di uomini rapidamente assemblati e assunti per recuperare il vecchio arrugginito sottomarino russo dalla naftalina, e andare alla caccia di questo perduto, inestimabile, tesoro di lingotti d’oro.

La tensione aumenta o allenta la presa nello stretto giro di secondi, così come lo squilibrio interno tra l’equipaggio corrisponde ai pericoli al di fuori dell’acciaio del sommergibile, sotto il Mar Nero.

Eccellenti scene d’azione nei confini claustrofobici del sommergibile segnano le molte conquiste tecniche del film, dal suono alla musica alla scenografia. E la tensione è sapientemente e costantemente costruita, per farsi mangiare le unghie

Curiosità


Legendary Sevastopol Hymn
Scritto da Vano Il’ič Muradeli e Pyotr Gradov

Il sottomarino utilizzato per le riprese si chiama la Vedova Nera. Si tratta di un vecchio sommergibile sovietico ormeggiato nel fiume Medway a Strood, nel Kent.

Jude Law non è in realtà scozzese. Il suo accento è basato su quello Aberdonian (Aberdeen).

Il personaggio di Jude Law è di fatto scozzese.

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ScreenShot


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