Better Call Saul – Breaking Bad SpinOff

di Enrico Bulleri.

Si è dunque conclusa con il decimo episodio, “Marco”, la prima serie di Better Call Saul, lo spin-off di Breaking Bad, incentrato sul personaggio di Jimmy McGill, interpretato dal sempre superlativo Bob Odenkirk, colui che diventerà Saul Goodman, l’avvocato del diavolo ovvero di Walter White/Bryan Cranston nella serie d’origine.

Better-Call-Saul-UK-Poster“Better Call Saul” parte la sua narrazione in questa prima serie nel 2002, ovvero sette anni prima della partenza di “Breaking Bad”. Saul Goodman è giustamente divenuto in breve tempo grazie alla bravura del suo interprete uno dei personaggi piu’ amati della serie assieme allo stesso protagonista Cranston o a Jesse Pinkman/Aaron Paul. Dato l’enorme seguito di “Breaking Bad”, anche la messa in onda americana della prima serie di “Better Call Saul” ha ottenuto un eccezionale riscontro, mostrandoci con la solita magistrale bravura di Gilligan e Peter Gould, creatore dell’episodio di “Breaking Bad” nel quale fece la sua prima comparsa il grande personaggio di Odenkirk, come per Walter White, le circostanze e gli eventi possano determinare la svolta nella vita per cui un uomo normale dalla vita molto disastrata possa diventare un grande criminale, o comunque dalle inarrestabili connessioni con la malavita, soprattutto a quella del narcotraffico.

All’inizio scopriamo Jimmy “James” McGill – che ancora non si è dato lo pseudonimo della sua seconda “fase di carriera”, Saul Goodman –  quale avvocaticchio di grande talento ma dedito per sua sfortuna ancora piu’ o meno alla sopravvivenza, con l’ufficio nel quale dorme posto nel retro di un istituto di bellezza orientale; una sorta di sgabuzzino nel quale arrivano gli echi di musica italiana del salone, compresa «Se bruciasse la città» di Massimo Ranieri. Grazie alla strepitosa mimesi nel personaggio di Odenkirk, grandissimo chiacchierone e affabulatore, spacconissimo ma anche altrettanto intelligente e intraprendente, come Walter White non ancora così cinico come diventerà in seguito agli eventi, l’identificazione e il parteggiare per il suo personaggio sono completi, anche se non fa le cose moralmente molto discutibili che compiera’ soprattutto in seguito, assieme al suo assistito Walter White/Cranston.

L’idea dello spin-off è maturata nel 2012, alla penultima stagione di “Breaking Bad”, e nel 2014 una volta conclusa la precedente, si è cominciato a girarlo sempre ovviamente per la syndication della AMC, nel giugno dell’anno scorso. L’ambientazione come per “Breaking Bad” è sempre quella di Albuquerque, New Mexico, la città di Walter White e Jesse Pinkman. Come detto siamo sette anni prima che Goodman divenga l’avvocato dei due, perciò tutti gli eventi narrati sono precedenti, anche se vi sono già in questi primi episodi alcuni elementi che fanno presagire come nella seconda serie verranno esplicati fatti che saranno accadutidopo la conclusione temporale di “Breaking Bad”.

Odenkirk/McGill veniamo a scoprire ha un fratello, Chuck, interpretato da un noto e eccellente caratterista, Michael McKean, principe del foro e risorsa imprescindibile di un grande studio di avvocati, la HMM, il quale non se la sta passando molto bene per un grave esaurimento nervoso dalle connotazioni di fobie agarofobiche e ossessioni sui campi elettromagnetici, che li impediscono ormai di uscire di casa. Apprendiamo anche che McGill già conosce un altro importante, grande personaggio di “Breaking Bad”, ovvero Mark Ehrmantraut interpretato da uno splendido, ritrovato, Jonathan Banks. Per adesso oltre a lui non sono comparsi anche solo in brevi cameo, altri attori dalla serie originaria, per cui i rumours che nella prossima serie possano apparire gli stessi White o Pinkman, o l’Hank di Dean Norris, oltre a raccontare gli stessi di essere stati gia’ contattati da Gilligan, sono per adesso destinati ad essere inevasi. Il pilota di “Better Call Saul” è stato diretto dallo stesso Gilligan, che aveva diretto in prima persona anche alcuni episodi di “Breaking Bad”, mantenendo così inalterata la riconoscibilissima impronta stilistica della stessa.

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Fatta di campi cinematograficamente molto lunghi nelle riarse e essiccate pianure del deserto, la creatività ripresa già dalla brevissima sigla con il cartello del titolo, diversa ad ogni episodio, delle cose, degli oggetti che gli attori utilizzano nelle scene ripresi in dettagli ravvicinati o dall’interno, che siano esse un telefono a gettoni in pieno deserto, o una macchinetta del caffe’, o un registratore a microcassette, un vcr vhs, un orinatoio, ecc. In diversi episodi come ad esempio nel secondo con Saul che si fa un mazzo così per occuparsi di quanti suoi piu’ clienti possibile, in una giornata tipica di tribunale, non mancano i caratteristici montaggi creativi delle serie di Gilligan, in lunghe sequenze dal grande connubio con la musica. Un po’ come nei “videoclip” musicati di White e Pinkman intenti nella preparazione delle loro dosi industriali di metanfetamine.

Albuquerque è l’altra protagonista delle due serie di Gilligan, seppur mostrata per dettagli e particolari, curiosi, necessari edifici per la sua narrazione e ambientazione, ma mai, nella sua skyline, o in panorami d’insieme. Così come per le nordiche Philadelphia nell’episodio nove incentrato su Ehrmantraut “Pimento”, e Chicago nell’episodio finale della Season One “Marco”, di “Better Call Saul”. Pur essendo una serie dal deciso gusto cinematografico, gli interni, soprattutto sono molto importanti e sono le maggiori ambientazioni, ancora piu’ che nella precedente, magari ha osservato qualcuno, anche per distinguersene esteticamente. Nel primo episodio però vi è una sequenza girata in una grande area assolatissima dedicata agli skate, anche per ricollegarsi evidentemente a Pinkman, e ai suoi amici.

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Come detto il consenso del pubblico americano alla prima serie di “Better Call Saul” è stato molto alto, così’ come quello critico, tale da farne la serie tv drama-comedy certo di piu’ grande successo dell’inizio dell’anno.
Non soltanto sui siti o i magazine specializzati in serie tv, ma ad esempio il Washington Post ha scritto “che la serie ha stile e tono giusti per essere in linea con “Breaking Bad”, e che i primi due episodi accumulano un sacco di domande, e non solo sulla vita di Saul. Molti hanno espresso l’opinione che “Better Call Saul” è qualcosa molto di piu’ di uno spin-off, e che forse ne ridefinisce il termine. Ovvero di non essere una costola da una serie di successo, ma senza nessun segno di inferiorita’, ambire essa stessa alla sua autonomia e ad un successo gia’ così appariscente.

Su Esquire è stato persino scritto che i primi episodi sono quanto di meglio la scrittura e la creativita’ di Gilligan abbiano mai dato, quindi meglio anche di “Breaking Bad”, un giudizio che ad alcuni è parso ancora prematuro se non avventato. Per rispondere al quesito che da piu’ parti giunge immancabile in questi casi, ovvero se “Better Call Saul” possa essere seguita ed appassionarsene, indipendentemente dall’aver seguito “Breaking Bad”, la risposta non puo’ che essere positiva, data l’originalita’ e autonomia prospettica con le quali viene almeno fino qui raccontata la storia della vita di McGill/Saul., senza bisogno di essere dei fidelizzati fanatici, e ce ne sono tanti, dell’altra serie. Certo, chi ha visto e rimarrà così colpito da “Better Call Saul” non potra’ poi non incuriosirsi e quindi appassionarsi a “Breaking Bad”, se mai vista, dato che essa è una serie dall’enorme successo degli ultimi anni, e non certo soltanto per –come spesso accade per le serie di successo ma anche per quelle piu “di nicchia” mai realmente cos’ viste e seguite quanto viene predicato e affermato dalla gente- come mero effetto di “appartenenza” dei gruppi del popolo del web, valendo bene il tempo di spendere almeno un quaranticinque- cinquanta minuti al giorno per vederne un episodio delle vicende sempre così imprevedibili di Walter White e Jesse Pinkman.

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