Banda Elastica Pellizza – Embè?

di Enrico Bulleri.

Il terzo, nuovo disco degli indipendenti e auto-prodotti Banda Elastica Pellizza – Embè?, resta sempre in bilico tra ironia e satira, oltre che la musicalità.

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L’atmosfera della scuola torinese che li contraddistingue, le cui tracce dimostrano un raggiunto equilibrio nella follia gaberiana dei testi al cui spirito si rifanno apertamente. Liberi da vincoli di vendite, pressioni di marketing e strategie del boccheggiante mercato discografico italiano, ma solamente mossi dal piacere di poter suonare tra amici collaudati e che amano ritrovare il gusto anche in presa diretta, di registrare un bel lavoro fatto di 12 pezzi.

Basti citare i titoli non-sense delle canzoni contenute: “Le Chiappe della Moglie di Ernesto”, “Bara per te”, “La Trama”, “Le Forze Disarmanti”, “Liscio”, “L’Ape”, “Embè?”, “La Manza”, “Hermosa”, “Tiro A Campari”, “Hare Hare Cellulare”; “Il Paesaggio Infinito”.

Varietà di generi e di stili è la parola d’ordine, andando dalla canzone del titolo l’unica arrangiata da Guido Guglielminetti, al funky quasi rappeggiante di “Bara per te”, passando per le melodie più lente con tanto di accompagnamento dell’Hammond di “Liscio”, alle venature più jazzistiche de “L’Ape”, alla contaminazione persino “country” de “La Manza”, passando per il rock/pop più melodico e alla musica cubana di “Hermosa”.

La vena sarcastica del gruppo torinese e la sua capacità di fotografare l’Italia di oggi in piena bancarotta esistenziale, economica, sociale e il suo “ventre molle”, oltre che i suoi cafoneschi “mostri umani”, si è fatta molto più matura e precisa, il gusto dell’ascolto è notevole, grazie anche ad una cura degli arrangiamenti, e l’eclettismo e l’eterogeneità dei testi di Pellizza, tra il sardonico irresistibile e sgangherato alla Alfredo Cerruti-Giancarlo Bigazzi e la poesia pungente e amara del Giorgio già citato, non così comune da trovare nel panorama musicale italico contemporaneo.

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