Asessualità – Ecco di cosa si tratta

di Enrico Bulleri

Cosa si intende esattamente per asessualità? Spesso è confusa con l’astinenza ma ci sarebbe una netta distinzione.

Asessualità

Asessualità. Chi conosce il significato esatto e dai molteplici aspetti e caratteristiche di questa parola, e soprattutto, ed è a conoscenza dell’esistenza di un movimento chiamato AVEN, nato ovviamente negli Stati Uniti, il quale riunisce le persone che nelle diverse tipologie di asessualità, si riconoscono comunque in questa definizione di sessualità, e avente come obiettivo e scopo di vedersela riconoscere tra i diversi tipi di essa riconosciuti? Asessualità dovrebbe intendersi come la mancanza di desiderio nell’intrattenere rapporti come relazioni sessuali, in realtà come detto le sue tipologie sono molteplici, almeno quattro, e comprendono anche quella che potrebbe chiamarsi “anaffetività”, così diffusa ai giorni nostri, ovvero la mancanza della necessità di intrattenere rapporti o relazioni di tipo sentimentale e affettivo con altri esseri umani. Anche se tutte queste persone dovrebbero essere appunto accomunate dall’inesistente desiderio di avere relazioni sessuali. Questo è ben rappresentato dal simbolo della comunità sessuale, in cui attraverso i colori ci viene subito mostrato come al suo interno vi siamo tante gradazioni, che partono dal bianco per arrivare fino al nero, passando per il grigio. Queste ancora, le “categorie” all’interno di essa:

Aromantici: asessuali che non provano il bisogno di formare relazioni romantiche ma che sono soddisfatti nell’avere profonde relazioni di amicizia.

Romantici: asessuali che provano il desiderio di avere relazioni romantiche ma senza la presenza dell’aspetto sessuale. Esistono omo-romantici, bi-romatici, etero-romantici e pan-romantici.

Demisessuali: persone che non provano attrazione sessuale a meno che non si sia stabilito un forte legame emozionale in precedenza. Sono il punto di collegamento fra gli asessuali e gli altri orientamenti.

Gray-A: La sessualità non è bianca o nera e di conseguenza esistono persone “grigie”. La comunità sessuale accoglie quindi anche persone in cui il desiderio di avere relazioni sessuali non è inesistente ma è sufficientemente basso da poterli far identificare con altri membri della comunità. Ma come si vive senza attrazione sessuale? Per chi non può nemmeno arrivare a comprendere come questo possa essere, avendone fin troppa e magari pure avvilita e derisa, sconfitta e perennemente frustrata, come sempre più spesso accade al giorno d’oggi per milioni di uomini, diciamo che gli asessuali non è che non provino desiderio sessuale. O almeno, non tutti. In quanto, se non in presenza di squilibri ormonali di alcun tipo e fisicamente sani, si prova un desiderio sessuale, o anche detto libido, in inglese sex drive, ma pur provando desiderio sessuale coloro non lo provano dunque verso altre persone. Distinguendosi in questo per la mancanza di quella che chiameremo sexual attraction. Molto difficile di comprensione e alquanto sfuggente come concetto, ma tant’è. Evidentemente, anche questo potrebbe essere un riflesso di auto consapevolezza di questi tempi, che appena pochi anni fa non avrebbe mai potuto nemmeno farsi formulazione da alcuno, e neppure per sé. Ovvero la rivendicazione per vari aspetti dell’intendere anche l’affettività, soprattutto se connessa ai piaceri fisici ed emozionali del sesso, come un pericolo e assolutamente da non assecondare. Magari nei confronti degli onnipotenti lavoro e carriera determinanti la sola maturità comportamentale di molti individui, analfabeti però nei rapporti umani e sentimentali. Eppure non è l’affettività e anche la sessualità, certamente, che all’interno di essa, che determina l’anima umana? Perchè non è qui il caso di una sessualità frustrata e repressa intesa come una distrazione, e un prosciugamento di risorse e di energie mentali quanto fisiche, che ci ostacolano nel perseguimento di uno studio e di obiettivi più “alti” e “superiori” per l’individuo e la sua realizzazione intellettuale e di ricerca, un po’ alla Nicola Tesla tanto per intenderci, che spesso è stato citato tra i personaggi famosi che avrebbero potuto fare parte della comunità, ma nel suo caso mi sembra più per dolorosa e secondo la sua visione personale delle cose necessaria rinuncia, che per convinta e felice scelta da abbracciare. Probabilmente, tra la mera e cinica anaffettività, male di vivere e delle interazioni sociali dei nostri giorni, e l’asessualità così come intesa dalla comunità, ci sarà pure una distanza abissale. Ma il risultato per chi entra in contatto con questi individui cercando, intravedendo magari proprio in loro un personale e umano interesse, non potrà che essere il medesimo. Ovvero una distanza e mancanza d’interesse reciproco ed emotiva condivisione, laddove non c’è né ci può essere sensibilità per questo aspetto naturale dell’esperienza umana. E, visto che secondo alcuni dati forniti sempre da AVEN il 2% della popolazione è definibile come “asessuale”, significa che 2 persone su 100 che possiamo incontrare di vista e per la strada tutti i giorni, lo è. Che siano per base biologica, quindi nate così, o per esperienze di relazioni precedenti tossiche per cui lo sarebbero diventate, chi si rapporterà con coloro e con un interesse e un’offerta affettiva non potrà che vedersi rifiutato e tagliato fuori. L’asessualità e corrispondente anaffettività sembrano quindi un sintomo prodotto dai tempi, di assoluta fuga dalle relazioni e dalla possibilità di opportunità relazionali con le persone anche quelle che possano attrarre, ma che potrebbero sempre ricondurre e pensare all’impegno, per rifugiarsi con maggiore scioltezza e facilità nel disimpegno e nel divertimento, naturale opposto della riflessione e della relazione. Asessualità come una negazione del desiderio non provato o meno e del piacere dell’attrazione, ma anche di congiunzioni più alte, collocandosi così esattamente a metà strada dal sesso occasionale e non convinto, il tipo di rapporto del “ti succhio e me ne vado” che tanta convinta e impellente diffusione sta trovando nei comportamenti femminili di oggi, e per difesa relazionale culminando quindi nel rifiuto e nella rinuncia di simili comportamenti instabili e immaturi, dilaceranti e intessuti soltanto di contrastanti ed effimere, brevissimamente a scadenza, accensioni erotiche. Ma interpretando così nella rinuncia una però altrettanto (im)possibile felicità basta sulla rinuncia a prescindere dei piaceri del corpo e del rifugio magari nella fantasia velleitaria e fine a sé stessa. Soprattutto perchè ed è bene sottolinearlo la fantasia anche se si lega ad una qualche persona vera e specifica è quasi sempre solitaria e scevra di emotività, passione, impulsi, non condivisibile con gli altri, quindi alla fine forse non così vera.

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