Altruismo – Sentimento umano o Istinto animale?

di Juanne Pili.

Abbiamo sempre visto i roditori come vigliacchi. Un recente studio sembra rivalutarli, collocando l’altruismo tra gli istinti primari dei mammiferi.

altruismo topi Credit: SATO, N. ET AL., ANIMAL COGNITION, 2015.

Una persona paurosa viene spesso definita “coniglio” e i topi sono quelli che usano i membri anziani del branco per salvare la pelle, inoltre sono sempre i primi ad abbandonare la nave che affonda.

Peggy Mason, neurobiologa presso l’Università di Chicago, ha voluto verificare cosa succede se ad un topo vengono presentate due alternative: Cibarsi o salvare un compagno in difficoltà. Questo studio è cominciato già dal 2011, quando Mason e i suoi collaboratori dimostrarono che se un topo è intrappolato in un tubo di plastica sottile, il suo compagno di sventure si impegna per trovare il modo di liberarlo. Gli scettici sostengono che i roditori farebbero questo per bisogno di compagnia; questo non di meno è un dubbio che riguarda anche l’altruismo umano.

Un nuovo studio, condotto dai ricercatori della Kwansei Gakuin University in Giappone, si sono posti gli stessi dubbi. Così il team giapponese ha ideato una scatola sperimentale con due scomparti divisi da un tramezzo trasparente. Su un lato della scatola un topo è stato costretto a fare il bagno in una piscina. Anche se non a rischio di annegamento – l’animale poteva aggrapparsi ad una sporgenza – ha dovuto sostare in acqua per un massimo di 5 minuti. L’unico modo che il roditore aveva di sfuggire alla sua situazione era l’aiuto del suo compagno in terraferma.

Nel giro di pochi giorni, i ratti all’asciutto aiutavano regolarmente i loro compagni in acqua aprendo la porta che impediva loro di uscire. I risultati della ricerca sono stati pubblicati su Animal Cognition. I ratti precedentemente immersi avevano imparato a salvare i loro compagni molto più rapidamente rispetto a quelli che non erano mai stati in acqua, il che suggerisce anche una certa empatia alla guida del loro comportamento. Come spiega la Mason:

«Non solo il topo riconosce l’angoscia, ma è ancora più spinto ad agire perché si ricorda di essere stato in quella situazione».

Successivamente, il team giapponese hanno sottoposto i topi ad un’ultima prova, mettendo del cioccolato in alternativa al gesto altruistico. In questo esperimento, i topi sulla piattaforma asciutta dovevano scegliere tra due porte, quella che permette al loro compagno di sfuggire alla piscina e un’altra che permette di cibarsi di cioccolato. I roditori hanno scelto di aiutare i loro compagni, dimostrando che il sentimento altruista era prevalente rispetto al desiderio di cibarsi. Ed il cioccolato ai topi piace assai.

Le persone differiscono dai ratti in molti modi, ma lo studio potrebbe dimostrare l’esistenza di una base evolutiva del “comportamento utile”, indipendentemente dalla cultura o dall’educazione. Nessuna legge ha imposto ai topi di comportarsi in quel modo.

«Gli esseri umani – continua la Mason – non aiutano il prossimo solo perché mamma ci ha insegnato a farlo … In parte, e fino a che punto, resta da vedere: Aiutiamo perché è nella nostra biologia».

Esiste il gene dell’altruismo allora? Oppure – attraverso l’empatia – si tratta di uno schema di comportamento legato all’istinto di sopravvivenza.

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