Alonso vs Raikkonen – decise la sfortuna

di Igor Carta

Nel 2005 Kimi Raikkonen avrebbe potuto vincere il mondiale, ma la sfortuna decise diversamente, il titolo andò ad Alonso

alonso

Nei giorni successivi al Gp del Brasile 2004, la McLaren organizza un party per dare il benvenuto al nuovo driver Juan Pablo Montoya. Dopo le presentazioni di rito le strade del colombiano e di Kimi Raikkonen non si incroceranno nemmeno per sbaglio. Kimi sa bene che l’ingaggio di Montoya è una mossa astuta di Ron Dennis per pungolarlo, ma il giovane finnico è ormai il punto di riferimento del team di Woking. Il 2005 è una stagione che inizia con regolamenti ancora più articolati e, a tratti, a dir poco assurdi. Ogni vettura dovrà affrontare qualifiche e gara con lo stesso treno di gomme, mentre i motori dovranno durare per ben due week-end di gara consecutivi, pena la retrocessione di dieci posizioni in griglia di partenza. Il tutto è chiaramente atto ad impedire che la Ferrari ammazzi il campionato come già si vide nel 2002 e nel 2004. Tutti i pretendenti principali al titolo si presentano con vetture ancora più sofisticate dal punto di vista aerodinamico, naturali evoluzioni di quelle dell’anno precedente. La McLaren invece va oltre presentando una vettura assai raffinata, con aerodinamica studiata da Nick Tombazis, tecnico di scuola Ferrari all’ultimo anno a Woking e soluzioni tecniche concertate da Adrian Newey e John Barnard. La nuova McLaren Mp4-20 è ancora la più bella vettura del lotto, l’ormai classica livrea nero-argento poggia su una veste in carbonio ancora più estrema, i piloti guidano e soprattutto tacciono, sarà la pista a dire se sarà la volta buona. L’avvio in Australia è a dir poco rocambolesco, visto che a metà qualifiche inizia a piovere. La prima fila, a sorpresa, è tutta italiana; Giancarlo Fisichella con la Renault firma la pole, mentre al suo fianco si schiererà la Toyota di Jarno Trulli. Una Caporetto per tutti i “Big”. Le due McLaren scatteranno dalla quinta fila subito davanti a Rubens Barrichello. Fernando Alonso è tredicesimo, Michael Schumacher addirittura terz’ultimo. La Ferrari paga anche in parte la scelta di partecipare alle prime gare con la vecchia F2004 essendo la nuova F2005 non ancora perfettamente a punto. Al via Kimi pasticcia con la frizione facendo spegnere il motore, per lui la gara partirà da fondo schieramento. Fisichella domina la gara, sul podio salgono anche Barrichello e Alonso. Montoya è sesto, Kimi ottavo, mentre è profondo rosso per Michael Schumacher, costretto al ritiro dopo una collisione con la BMW-Williams di Nick Heidfeld. In Malesia emergono le gravi carenze delle gomme Bridgestone che caratterizzeranno tutta la stagione a danno soprattutto della Ferrari, qualifiche e gara sono un calvario. Fernando Alonso, partito dalla pole, domina la corsa indisturbato e conquista il vertice della classifica grazie al ritiro di Fisichella. Male anche le McLaren, Montoya è quarto, Kimi dice addio ad un possibile podio dopo aver compiuto un intero giro su tre ruote causa foratura. In Bahrain la musica non cambia, Alonso domina qualifiche e gara, nonostante la Ferrari anticipi il debutto della F2005. Schumacher insidia addirittura il leader della corsa prima di ritirarsi per problemi idraulici. Raikkonen finalmente concretizza il potenziale della Mp4-20 giungendo terzo, progressi confermati dal quinto posto di Pedro De la Rosa, sostituto dell’infortunato Montoya. A Sahkir qualcuno scorge Adrian Newey con carta e penna intento a disegnare alla vecchia maniera le modifiche alla vettura. Ad Imola, prima tappa europea della stagione la musica cambia, Raikkonen firma la pole staccando di mezzo secondo la Renault di Alonso. Al nono giro è però costretto al ritiro a causa della rottura di un semiasse. Alonso sembra destinato all’ennesima gara in solitario finché un redivivo Schumacher giunge alle sue spalle girando con tempi record, ma vista la conformazione del circuito di Imola non riesce a sferrare allo spagnolo l’attacco decisivo. La solfa cambia al Gran Premio di Spagna, dove finalmente Raikkonen massimizza il potenziale della Mp4-20 centrando pole position e vittoria staccando il secondo arrivato, Alonso, di quasi mezzo minuto. La storia si ripete a Montecarlo, Alonso azzarda una strategia diversa nel tentativo di arginare il dominio del finnico, ma tale azzardo lo porta ad essere sopravanzato anche dalle BMW-Williams di Heidfeld e Mark Webber. Al Nürburgring Heidfeld firma la pole strappandola al finlandese che comunque regola il conto già dalla prima curva involandosi verso una nuova vittoriosa cavalcata. Alonso, partito dalla sesta piazza, approfitta dei guai di Webber, Montoya e Jarno Trulli per risalire la china. A dieci giri dalla fine, dopo la seconda tornata di pit stop conquista la seconda piazza. Nulla sembrava intralciare la marcia di Raikkonen verso la vittoria finché, durante il doppiaggio della Sauber di Jacques Villeneuve blocca l’anteriore destra in frenata squadrando lo pneumatico. Kimi prosegue la corsa nonostante le forti vibrazioni ne comportino un vistoso rallentamento che sembra favorire la rimonta della Renault. Non può fermarsi ai box, la sostituzione del pneumatico potrebbe significare la squalifica. Alonso forza i tempi, effettua anche una escursione fuori pista e fortuna vuole che non rimanga nella ghiaia. Meno fortunato il finnico che, alla prima curva dell’ultimo giro vede la vittoria sfumare per il cedimento della sospensione. L’accaduto è un primo campanello d’allarme verso un regolamento assurdo che mostrerà tutti i suoi limiti negli USA. Si vola quindi un Nordamerica con le gare di Montréal e Indianapolis.

 

 

 

 

In Canada, nonostante ottime qualifiche, è piena disfatta per la Renault, con Fisichella costretto al ritiro da problemi idraulici e Alonso da una toccata contro il muretto. Raikkonen ha così gioco facile precedendo le due Ferrari di Schumacher e Barrichello, di nuovo sul podio dopo un lungo digiuno. Appuntamento successivo a Indianapolis dove va in scena il GP più grottesco della storia. Nelle libere del venerdì la Toyota di Ralf Schumacher sbatte ad alta velocità nella sopraelevata, aprendo il caso sull’affidabilità delle gomme Michelin. Tutto si svolge come da programma fino alla conclusione del giro di formazione alla fine del quale tutte le vetture gommate Michelin si ritirano volontariamente lasciando il campo alle sole sei vetture gommate Bridgestone. Giunge così l’unica vittoria stagionale per la Ferrari, segnata ovviamente da Michael Schumacher a cui si oppone unicamente il team-mate Rubens Barrichello. Il Circus torna quindi in Europa per il GP di Francia a Magny-Cours. Raikkonen inizia davvero male il week end francese rompendo il motore al venerdì, così il terzo posto in griglia diventa il tredicesimo come da regolamento. In gara Alonso ha così vita facile e va a cogliere la vittoria praticamente indisturbato, Kimi rimonta a suon di sorpassi fino al secondo posto precedendo la Ferrari di Schumacher. Stessa solfa nel successivo appuntamento di Silverstone, un altro motore arrosto fa scendere Kimi dalla seconda alla dodicesima piazza. Il finnico esce dal quasi perenne mutismo per dichiarare alla stampa in tono amareggiato: “Non posso vincere il mondiale se continuo a rompere motori”. Un j’accuse in piena regola verso il team che raccoglie solo un accenno di fastidio da parte del “Boss” Ron Dennis. Stavolta è Montoya a limitare i danni togliendo ad Alonso un’altra facile vittoria, Kimi è solo terzo. In Germania, sul circuito di Hockenheim, il finnico firma la pole staccando Button e Alonso di quasi mezzo secondo, domina la gara fino al 35° giro quando viene nuovamente tradito dalla sua vettura; lo spagnolo ha praticamente le mani sul titolo. Il vento sembra cambiare a Budapest, dove a sorpresa, la pole è firmata da Schumacher, che sul tracciato ungherese si prende il lusso di precedere le McLaren e le Toyota. Alonso deve rinunciare ad ogni velleità fin dalla partenza in cui, a causa di una collisione con Ralf Schumacher subisce danni alla vettura che lo relegano fuori dai punti. Raikkonen torna così alla vittoria precedendo Michael e Ralf Schumacher. Vittoria bissata sull’inedito tracciato di Istanbul, Kimi va quindi a caccia della terza vittoria consecutiva a Monza, firma la pole ma a causa di noie meccaniche deve nuovamente sostituire il motore. E’ di nuovo il team-mate Montoya a togliere la vittoria ad Alonso, Kimi dopo una furiosa rimonta non va oltre il quarto posto. In Renault sembrano ormai aver capito l’antifona; inutile lottare contro le più prestanti ma assai fragili McLaren, a questo punto della stagione tanto vale attenderne passivamente i guai. In Belgio, nell’università di Spa, Raikkonen domina la gara, sarebbe stata doppietta McLaren se Montoya avesse evitato di tamponare un doppiato negli ultimi giri, un’altra doppietta era già sfumata in Turchia, ma il colombiano non ha ancora finito di alimentare l’ulcera di Ron Dennis. Terz’ultima gara in Brasile, ad Alonso basta un terzo posto per laurearsi campione del mondo, obiettivo che centra senza troppe difficoltà. La gara è vinta da Montoya che precede di poco Raikkonen. Il finnico vede sfumare così un titolo che, lo dicono in molti, avrebbe meritato come un oscar; ciò trova ampio risalto nella successiva corsa in Giappone, nell’impegnativo circuito di Suzuka, dove Kimi confeziona il suo capolavoro; parte diciassettesimo e sorpasso dopo sorpasso, da antologia quello su Fisichella all’ultimo giro, costruisce una vittoria memorabile. L’ultima gara in Cina è appannaggio di Alonso, che regala alla Renault anche il titolo costruttori, malgrado la Mp4-20 abbia segnato più vittorie, 10 a 8, più giri veloci, 11 a 3, ma é parità nelle pole position, 7 a 7. Anche se i motori tacciono, è durante l’inverno che si registrano i botti più forti. A dicembre Alonso annuncia di aver firmato per la McLaren a partire dal 2007. A marzo la stampa finlandese riporta con enfasi che Kimi Raikkonen avrebbe rifiutato la prima offerta di rinnovo del contratto McLaren in scadenza nel 2006. Solo indossando la tuta rossa Kimi conquisterà l’agognato titolo, mentre per Alonso l’argento McLaren assumerà ben presto tinte fosche a causa di Ron Dennis e del nuovo team-mate Lewis Hamilton.

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