Alois Brunner – Un Nazista in Siria

di Igor Carta

Alois Brunner è stato definito la mano destra del diavolo, divenne in breve il miglior collaboratore di Adolf Eichmann, fuggì in Siria a guerra finita.

Alois Brunner nel 1941
Alois Brunner nel 1941

In diversi ce l’hanno fatta, ma al contrario di tutti gli altri, Alois Brunner scelse meglio dove riparare dopo la caduta del nazismo, proprio a due passi da Israele. Austriaco, classe 1912, si iscrisse al partito nazionalsocialista appena diciannovenne, ma a differenza del suo mentore, Brunner pare non si sia mai tirato indietro ogniqualvolta si presentasse l’occasione di commettere brutalità. Il suo sottoposto Max Merten lo descrisse come “un sadico criminale”. Iscrittosi giovanissimo al partito nazista austriaco, fuggì in Germania e si arruolò nelle SS nel 1932, e rientrò nella terra natia nel 1938, dopo l’Anschluss. Allo scoppio della guerra lavorò dapprima al fianco di Adolf Eichmann nel “Centro di emigrazione ebraica” di Vienna, poi passò alla direzione, in prima persona, della deportazione degli ebrei in Grecia, dove divenne noto, pare, per la distruzione del cimitero ebraico di Salonnico, fondato nel XVI secolo, di cui incentivò l’utilizzo di lapidi ed altri elementi per rifinire vialetti e piscine nelle residenze degli alti papaveri delle SS. Per l’ottimo lavoro eseguito venne trasferito in Francia, dove assunse la direzione del lager di transito di Drancy, alle porte di Parigi da cui, in stretta collaborazione con il regime di Vichy, deportò migliaia di ebrei francesi, tra cui circa 300 bambini, residenti nel sud del paese dove, nelle zone occupate dagli italiani, godettero fino ad allora di una relativa tranquillità fino al loro ritiro dopo la caduta del fascismo. In Francia Brunner si avvalse della collaborazione di personale sionista, due rabbini tentarono anche di corromperlo ma fu tutto vano, il capitano delle SS nutriva un antisemitismo superiore alla sua avidità.

Alois Brunner nel 1943
Alois Brunner nel 1943

Con la liberazione della Francia Brunner tornò nell’Europa dell’est e continuò la sua macabra opera in Slovacchia. Fu forse in quei mesi, o già nel 1942, che si macchiò di un delitto “eccellente”, quello di Sigmund Bosel, noto banchiere e commerciante austriaco di fede ebraica, freddato da Brunner a colpi di rivoltella prima del viaggio verso Auschwitz. Alla fine della guerra Brunner, come tanti dei suoi commilitoni, sparì. Ebbe un asso nella manica, così come Josef Mengele rifiutò all’arruolamento di farsi tatuare, come di regola nelle SS, il gruppo sanguigno all’interno del braccio sinistro. Andò così a confondersi tra i profughi in fuga dall’ Armata Rossa e assunto il nome di Alois Schmaldienst trovò lavoro come camionista. Nel 1946 venne spiccato il primo mandato d’arresto da parte della magistratura francese; processato in contumacia venne condannato a morte nel 1954 con l’accusa crimini contro l’umanità e di aver deportato più di 128000 ebrei. Fu forse in quel periodo che, cambiata la propria identità in Georg Fischer, ottenne un visto per l’Egitto da cui riparò successivamente in Siria. Tra il 1961, anno del processo Eichmann, e il 2001, Germania, Austria e Francia richiesero più volte alle autorità siriane l’estradizione; sembrava cosa fatta nel 1989, ma la caduta del Muro di Berlino scompaginò i piani. Era addirittura noto l’indirizzo a Damasco di Georg FischerAlois Brunner, al punto che il Mossad gli recapitò ben due lettere-bomba; la prima, nel 1961, gli portò via l’occhio sinistro, la seconda, nel 1980, quattro dita della mano sinistra. Intervistato dalla rivista tedesca “Bunte” nel 1985, Brunner descrisse le modalità della sua fuga dall’Europa.

L'ultima istantanea attribuita a Brunner
L’ultima istantanea attribuita a Brunner

Dopo aver ottenuto, sotto falso nome, i documenti validi per l’espatrio, lavorò dopo la guerra come autista per le forze statunitensi, quindi nel 1954 fuggì in Siria passando per l’Italia e quindi in Egitto. A Damasco avrebbe trovato lavoro come commerciante d’armi e come consulente del governo. In tutto ciò si sospetta che anche l’Organizzazione Gehlen abbia fatto la sua parte. Tale struttura, una delle tante dedite a salvare la pelle ai criminali nazisti, fu creata dal generale Reinhard Gehlen, che fu tra l’altro il capo del servizio segreto tedesco (BND) fino al 1968. Intervistato nuovamente nel 1987, dichiarò al Chicago Sun Times:

Tutti gli ebrei meritavano di morire perché sono agenti del demonio e spazzatura umana, non ho rimpianti e vorrei farlo di nuovo.

Da allora si sono succeduti numerosi avvistamenti ma nessuno è riuscito e forse mai riuscirà a catturarlo. Si ha la certezza che fino al 1990 risiedesse al 7 di Rue Haddad a Damasco. Alcuni giornalisti ammisero di averlo visto vivo e vegeto nel 1992 e nel 2001. Nonostante le ricompense offerte dai governi di Austria e Francia e la caccia del Centro Simon Wiesenthal, Brunner rimane un fantasma. Nonostante la figlia Irena Ratheimer abbia annunciato la morte nel 1992, solo nel 2014 Brunner è stato tolto dalla lista dei “most wanted” di cui occupava la prima posizione. Risale invece al 2011 lo scoop del settimanale tedesco “Der Spiegel”, che scoprì, citando documenti declassificati, che il BND depistò le indagini della polizia e della magistratura tedesca mentre erano sulle tracce dell’ex SS fino al 1997, quando distrusse le 581 pagine del dossier su Brunner. Manca la conferma ufficiale se questi abbia o meno lavorato per il BND, ma viste le coperture e gli aiuti ricevuti permangono ben pochi dubbi. Ora in cima alla lista c’è Gerhard Sommer, ex ufficiale delle SS coinvolto nel massacro di Sant’Anna di Stazzema. Oggi ha 92 anni e nonostante le indagini sul suo conto vive tranquillamente presso Amburgo.

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