Alieni in Antartide – o semplici laghi

di Igor Carta

Laghetti scambiati per accessi a basi segrete di alieni o nazisti in Antartide – la bufala della Base 211

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Un’indagine nata quasi per caso, questa sulla misteriosa base 211, cercando riscontri riguardanti il tragico incidente del volo Germanwings Barcellona – Düsseldorf. Cosa c’entrino le due vicende si capirà più avanti. Spesso su alcune emittenti televisive si parla spesso di tale famigerata struttura edificata dai nazisti sotto i ghiacci dell’Antartide, in cui si sarebbero rifugiati tutti i grandi capi, Adolf Hitler in primis, dopo la disfatta di Berlino, località in cui gli esperimenti su armi non convenzionali sarebbero proseguiti pronte a condurre l’ascesa del Quarto Reich; altri ancora sostengono che vi si svolga addirittura un qualche tipo di collaborazione tra nazisti e alieni. Le prove dell’esistenza della base 211 sarebbero diverse e piuttosto circostanziate: tra il 1901 e il 1939 vennero organizzate dalla Germania ben tre spedizioni scientifiche in quella zona dell’Antartide nota come Terra della Regina Maud, ribattezzata in quell’occasione Neu Schwabenland, Nuova Svevia; l’ultima fu la più accurata, pare vennero scattate circa 11000 foto aeree, ma le altre due spedizioni previste vennero annullate a causa dello scoppio della guerra, provocato proprio da Hitler. Alla fine delle ostilità, nel 1946, venne organizzata una grande spedizione della US Navy, la High Jump, che per tre settimane impegnò in quella zona ben 12 bastimenti tra cui una portaerei, un sommergibile, una nave anfibia e diversi aerei, impiegando complessivamente 4700 uomini, certo non una scampagnata; ciò ha portato tanti a sospettare che fossero alla caccia della misteriosa base tedesca.

 

 

 

 

Altro elemento, gli U-boot, ne risulterebbero almeno un centinaio dispersi, é assai probabile che siano semplicemente affondati, invece secondo altri si sarebbero tutti rifugiati a Neu Berlin, una struttura sotto i ghiacci costruita tra il 1942 ed il 1944 con fondi messi a disposizione dalle SS, in un lago naturale al centro del continente antartico scoperto grazie appunto agli U-boot. Ulteriori sospetti sarebbero sorti dopo la resa di alcuni sommergibili tedeschi in Argentina nel luglio 1945; i battelli vennero consegnati privi di documentazione, di armamento e con gli equipaggi in buona salute, nonostante avessero trascorso più di due mesi in mare, ed i loro interrogatori sarebbero stati giudicati contrastanti e insoddisfacenti. Cominciamo da questo punto, viene subito da chiedersi perché quegli equipaggi, pur con la possibilità di starsene tranquilli a Neu Berlin abbiano scelto di consegnarsi alle autorità argentine, evidentemente non amavano il freddo o simpatizzavano poco con i nazisti, chissà. Ci si domanda poi come sia stata raggiunta tale fantomatica località, gli U-boot tipo XXI erano sì  il meglio dell’epoca ma non avendo propulsione nucleare avevano comunque necessità di rifornimento. Così come i sommergibili, anche una struttura occupata da uomini ha bisogno di energia, viveri e medicinali, produce rifiuti ecc…, in quale modo si sarebbe provveduto a tali necessità? Ci sarebbero infine delle evidenze fotografiche che paleserebbero l’esistenza degli accessi a questi insediamenti sotto i ghiacci, consultabili tramite diversi video su Youtube o direttamente su Google Earth; alle coordinate 66°36’13.04″ S – 99°43’14.74″ E, sarebbe possibile osservare un accesso con tanto di presunta copertura metallica, data acquisizione immagine 23/0/2006. Alle coordinate 66°33’9.76″S 99°50’20.90″E, sarebbe possibile osservare un altro accesso, ma nell’immagine corrente, presa il primo maggio 2012, si vede già qualcosa di diverso, probabilmente a causa dell’assenza del sole. Ma di cosa si tratta? Accadde che osservando su Google Maps il sito del crash del volo Germanwings, nelle zone dei ghiacciai delle Alpi era possibile riscontrare qualcosa di piuttosto simile, dei semplici laghi, questi ad esempio si trovano nella zona del Monviso:

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Potendo trattarsi anche di un caso abbiamo dato un’occhiata ad altre località, tipo la Norvegia, la Groenlandia, l’Alaska e altre zone dell’Antartide, ricche di laghi formati dallo scioglimento di neve e ghiacciai, osservando peraltro che questi laghi, a seconda della luce o del periodo in cui vengono ripresi, presentano un aspetto sì singolare ma non tale da far pensare ad un qualcosa di artificiale; inoltre andrebbe sempre rimarcato, e le spedizioni polari ne sono la prova più lampante, di quanto sia problematica la vita in quelle remote regioni. E se davvero qualcuno possedesse le capacità tecniche per gestire una simile struttura, che andrebbe ben oltre i confini della conoscenza comune, dovrebbe anche conoscere ottimi metodi per occultarne gli accessi, o quanto meno, se esistenti, saper farli sparire con un semplice foto-ritocco.

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