Alfredo Alfredo – Una storia ancora attuale

di Enrico Bulleri.

Alfredo Alfredo è un film sul matrimonio e le donne quanto mai di agghiacciante attualità che oggi non potrebbe essere più realizzato a patto di non finire direttamente in galera, come qualcuno ha giustamente osservato per la sua programmata mancanza di delicatezza, e il suo assalto frontale al femminismo fatto di caustica ironia e irresistibile cinismo.

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Alfredo Alfredo fu infatti co-sceneggiato e diretto da uno dei registi più coraggiosi del nostro cinema e per questo infatti colpevolmente dimenticato: stiamo parlando naturalmente di Pietro Germi. Un regista che non si è mai preoccupato di raffigurare l’inferno pervicace dei rapporti sentimentali e coniugali uomo-donna, nonché dell’impossibilità delle relazioni per quello che veramente sono all’inizio entusiasmanti e poi semplicemente una camera a gas, rispetto a quello che ci saremmo aspettati, o vorremmo che fossero. Altri suoi film decisamente di nota sono spesso stati sull’argomento, titoli come infatti “Il Ferroviere”, “Divorzio all’italiana”, “Sedotta e abbandonata”. Collaboratori chiave di “Alfredo, Alfredo” includono il direttore della fotografia Aiace Parolin (“Baba Yaga”, “Keoma”) e il compositore Carlo Rustichelli (“La Frusta e il corpo”, “Operazione paura”), e l’attore portafortuna di Germi, Saro Urzì. Infatti, forse per il suo feroce assalto satirico e ricco di paradossi quando “Alfredo Alfredo” uscì in uno dei paesi per eccellenza più femministi, gli Stati Uniti, esso venne ridotto di circa dieci minuti, ovvero non la versione integrale con la lunghezza del film distribuita nelle sale in Italia.

Il contenuto di Alfredo Alfredo è come detto quello che Pietro Germi aveva già affrontato in molti dei suoi film precedenti. L’istituzione borghese del matrimonio, l’angusta ineluttabilità della solitudine nella provincia italiana, la presunta “indissolubilità” dei rapporti coniugali se non attraverso il “delitto d’onore” dell’Italia pre-legge sul divorzio, altro tema principale del film. In particolare per Divorzio all’italiana” e “Sedotta e abbandonata”, mostrandoci spietatamente che anche se possano cambiare le celle e le prigioni non cambieranno mai le carceriere. Alfredo Alfredo” manca volutamente della finezza che i titoli di cui sopra possedevano in quantità, Anche l’umorismo inAlfredo Alfredo” è ancora più acre e sarcasticamente pungente, persino per gli standard di un Germi evidentemente quanto mai disincantato e ormai disilluso nei rapporti umani e rassegnato alla malattia e alla sua prossima morte, tanto che questo sarà infatti il suo ultimo film, andandosene prima di riuscire a portare a termine “Amici miei” nel 1975, poi ultimato da Mario Monicelli. Il tema principale dell’ultimo film di questo grande regista ci riguarda da vicino, in quanto il motivo comico ma anche molto amaro della vicenda che coinvolge la vita del povero protagonista Alfredo, mite e gentile impiegato di banca interpretato da un allora sempre bravissimo ed enormemente naturale Dustin Hoffmann, è quello della classica “gatta morta” falsamente indifesa, Maria Rosa impersonata da Stefania Sandrelli e apparentemente “brava e tranquilla ragazza” italica, in realtà assolutamente possessiva, isterica, squilibrata, e vampirizzante lo stesso sangue del protagonista oltre che il seme necessario a ingravidarla, una volta sposatolo. Trasformando con progressione quasi violenta la storia del film in un qualcosa che da estaticamente raffinato e scherzoso, provocatorio, si trasforma spesso in una risata lancinante e dolorosa. Nei suoi 110 minuti di durata l’ovvietà per noi dell’assunto è sempre rafforzata dalle sue fulminanti battute, in un approccio che mantenendo la storia sempre a portata di mano è sempre sicuro di ciò che vuole raccontare e lasciare allo spettatore anche se scomodo e angoscioso, cosa sempre più rara nelle commedie del cinema italiano successivo alla scomparsa o alla non attività di autori come Germi, Risi, Monicelli, Scola e tanti altri della stagione d’oro della nostra cinematografia.

In “Alfredo Alfredo” potrebbe apparire che il protagonista interpretato da Dustin Hoffman sia quasi la caricatura di un uomo debole che vada soccombendo sempre più fino alla fine alla schizzata moglie Stefania Sandrelli, ma che come nel modello di personaggio de “Il Laureato”, ribalta anche con la necessaria durezza alle manie e alle ossessioni di questa donna terribile e autoritaria. Imponendosi nel rapporto di coppia uomo-donna come avrebbe dovuto fare nel matrimonio, scoprendolo troppo tardi e come ci suggerisce il finale amaro. L’altra figura femminile del film è impersonata da Carla Gravina, nel ruolo dell’amante di Alfredo. In realtà ella è coinvolta in una delle scene più importanti fra quelle che coinvolgono Alfredo e i genitori di lei, i quali immediatamente lo disapprovano quando vengono a sapere che è sposato ma sta allontanandosi dalla sfibrante moglie salvando dal più completo disastro la sua esistenza, e fra i primi uomini in Italia, cercando di divorziare, diventando poi così meno ostili nei suoi confronti.

Curiosità


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Ettore Geri è presente nel film nella parte del Direttore della banca, Enzo Cannavale appare brevemente nel finale.

Dustin Hoffman è stato testimonial della Regione Marche. Il due volte premio Oscar è legato a quella terra dai tempi di “Alfredo,Alfredo” ed il Corriere Adriatico lo ha ricordato con un articolo riguardante il periodo delle riprese. Ecco un estratto:
“A fine settembre 1971 la troupe del regista Pietro Germi giunse ad Ascoli per girare il film “Alfredo,Alfredo”. Germi nel 1968 aveva girato “Serafino” nella vicina Arquata del Tronto e scendendo spesso nel capoluogo piceno se ne era innamorato tanto da pensare ad una sceneggiatura per girarvi un film. Con lui si presentò Dustin Hoffman, giovane e in piena ascesa. Con il suo comportamento socializzante divenne subito il “cocco” degli ascolani per la sua simpatia. In ottobre i primi ciak all’interno della Ca.Ris.Ap dove alcuni impiegati gli insegnarono alcune gestualità del bancario. Doveva giungere in ufficio sudato e trafelato. Prepararono dell’acqua per finte gocce di sudore, ma lui negò. Si chiuse in una stanzetta e con la corda dei pugili saltellò fino a sudare naturalmente! Preferiva la compagnia di Duilio Del Prete, Saro Urzì e degli impiegati “colleghi” alle pur stupende Stefania Sandrelli e Carla Gravina.
Si girò anche al caffè Meletti dove era divenuto di casa e dove chiamava per nome gli stupiti camerieri.”

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