Albert Speer – quanto vale la Shoah

di Igor Carta

Albert Speer, l’architetto del Reich, era al corrente dell’orrore della Shoah, a Norimberga prese tutti per il naso

Visit allwallpapersfree.blogspot.com

Sembrava incredibile, eppure fino ad oggi pareva che davvero vi fosse un nazista che dava l’idea di essere meno peggio di tutti gli altri. Albert Speer riuscì a convincere di ciò anche i magistrati che lo giudicarono al processo di Norimberga insieme a tutti gli altri pezzi grossi del partito nazista. Il già architetto del Reich ed in seguito ministro degli armamenti fu l’unico degli imputati a dichiararsi colpevole e pronto ad espiare le sue gravi colpe; riferì tuttavia di essere stato sempre all’oscuro delle atrocità commesse dai nazisti, Shoah compresa, e del destino verso cui erano andati milioni di prigionieri. L’ammissione di colpa, unita alla disobbedienza verso l’ordine emanato da Adolf Hitler il 19 marzo 1945, che imponeva la distruzione di ogni tipo di infrastruttura in Germania fece in modo che, malgrado diversi giudicanti si fossero espressi per l’impiccagione, gli venisse comminata una condanna a soli 20 anni; anche la rivelazione secondo cui stesse progettando di uccidere Hitler immettendo gas velenoso nel bunker della Cancelleria da lui stesso progettato ebbe il suo peso; anche i libri autobiografici che scrisse in prigione e pubblicò in seguito alla scarcerazione, in cui secondo molti storici minimizzò il suo ruolo, contribuirono a creare attorno all’architetto del diavolo quasi una forma di rispetto. Come non cascarci del resto; colto, dai modi raffinati, era l’unico a seguire spontaneamente Hitler a teatro quando rappresentavano opere di Richard Wagner, gli altri gerarchi venivano prelevati a forza dalla Gestapo da birrerie e residenze. Pare che fosse anche al corrente del complotto Valchiria ma non avrebbe mai denunciato alcunché, scatenando la furia e la gelosia degli altri gerarchi, Joseph Goebbels in testa, colui che lo introdusse, negli anni ’30, negli ambienti che contavano davvero.

 

 

Fino al 1942 il ruolo di Speer consistette nel concretizzare i desideri artistici, leggasi architettonici, di Hitler, in primis la nuova Berlino, la Welthauptstadt Deutschland, la capitale mondiale Germania, che sarebbe dovuta essere pronta nel 1950, a guerra conclusa e vinta. Come potesse essere lo si può vedere anche nel film Fatherland, con la Groβe Halle ed il viale delle parate per ricavare il quale vennero sfrattate dai loro alloggi migliaia di persone, tra cui parecchi ebrei. Il “grande salto” avvenne nel 1942 con la morte, in uno “strano” incidente aereo del ministro degli armamenti Fritz Todt, uno che, a quanto pare, ribatteva spesso agli ordini di Hitler. Sotto la direzione di Speer la produzione di armamenti raggiunse il culmine, nell’autunno del 1944 fu maggiore che nel 1941, nonostante due fronti aperti e le sempre più consuete incursioni aeree alleate. Ciò fu dovuto al massiccio impiego di manodopera a costo zero, prigionieri di varia natura che morirono di ogni stento possibile, in primis la fatica, nelle fabbriche di armi e nell’esecuzione di opere varate dal ministero di Speer, come il Vallo Atlantico e lo scavo di gallerie destinate ad accogliere la produzione bellica, onde preservarla dagli attacchi aerei. Inoltre il fatto che Speer fosse all’oscuro di ciò che avveniva nei campi di concentramento è un’altra menzogna, smascherata già nel 2005 da un minuzioso documentario del regista tedesco Heinrich Broloer che avvalendosi di documenti inediti e del lavoro di diversi storici trovò documenti firmati da Speer in cui venivano a chiare lettere menzionati forni crematori, obitori e torri di guardia. “Ci ha menati tutti per il naso” pare sia stato il commento del figlio Albert Speer jr, a cui si unì il regista: “Non era una rotella del meccanismo, ma la dinamo, la forza trainante”. Anche il famoso cacciatore di nazisti Simon Wiesenthal, durante un colloquio avuto con Speer alla fine degli anni ’70, pare gli abbia detto: “Se a Norimberga avessimo saputo quello che sappiamo adesso, lei sarebbe stato impiccato”, ricevendo come risposta solo un imbarazzato silenzio. Una palese dimostrazione del detto secondo cui gli eroi, vedasi i fratelli Scholl e i congiurati del 20 luglio, sono tutti sotto terra, ed in genere sono i primi a finirci.

 

© Riproduzione Riservata

RelatedPost

Commenti

commenti

Precedente Alieni - la scommessa di Stephen Hawking Successivo Il Giovane Favoloso - così visse Leopardi