Gli Ebrei nelle tesi di complotto

di Il Sapa.

Origine della tesi cospirazionista sul complotto giudaico e sue evoluzioni nel corso del tempo.

praga

«Nel formulare i nostri piani, dobbiamo fare attenzione non tanto a ciò che è buono e morale, quanto a ciò che è necessario e vantaggioso. Abbiamo davanti un piano dove è tracciata una linea strategica dalla quale non dobbiamo deviare, altrimenti distruggeremo il lavoro di secoli».

Nei Protocolli dei Savi anziani di Sion leggiamo queste parole, uno scritto apparso in Russia nel 1905 a firma del professor Serghey Nilus rivelazione di una riunione segreta di esponenti dell’intellighenzia ebraica a Parigi per istruire i novizi su come sottomettere il mondo. L’idea di un complotto ebraico nei decenni successivi domina il dibattito politico portando a catastrofiche conseguenze, inutile ricordare che nel Terzo Reich i protocolli erano libri di testo e nonostante l’operazione di debunking ante litteram del Times di Londra nel 1921 il testo ancora oggi viene diffuso negli ambienti antisemiti. Ultimo propagatore di questo libello oramai non più tanto “segreto” è internet.

L’idea di un complotto degli ebrei in realtà è anteriore al 1905 ed affonda le proprie radici nel vecchio pregiudizio cristiano nei loro confronti, l’ebreo infatti è colui che rimanendo fedele alla Tanakh (Antico Testamento per i cristiani) non accetta Gesù come suo Messia e Salvatore e di conseguenza attende ancora il compimento della promessa di salvezza biblica che per un cristiano invece si è compiuta appunto in Gesù, questa miscredenza oltre all’accusa di deicidio (la crocifissione di Gesù voluta dal Sinedrio ebraico) inacettabile da parte della Chiesa ha dato vita a discriminazioni e persecuzioni nel corso dei secoli per gli ebrei che vivevano nella Cristianitas europea, massima espressione di questo clima ostile fu il ghetto luogo dove gli ebrei erano costretti a vivere e dal quale non potevano uscire di notte essendo il suddetto chiuso a chiave alla sera e riaperto al mattino dalle autorità cittadine. Tale ostilità di natura teologica aveva però giustificazione anche in autori pagani come Tacito il quale scriveva male degli ebrei per fini propagandistici, essendo i romani impegnati a reprimere le rivolte giudaiche che insaguinavano la Giudea in quegli anni, e culminarono nel 70 d.C. sotto Tito nella distruzione del Tempio di Gerusalemme, come testimoniato dall’arco titino a Roma e nell’inizio della diaspora che portò gli ebrei a vivere da profughi un po’ ovunque in Europa, Asia centrale e Africa settentrionale.

L’installazione nei vari paesi ospiti e la difficile integrazione ebraica, dettata sia da forti legami alla tradizione da parte degli ebrei sempre fedeli alla “religione dei padri” e le ostilità per le ragioni sopracitate da parte delle popolazioni ospitanti di queste comunità della diaspora, portò al diffondersi dei pregiudizi più grotteschi che saranno ripresi dai teorici del complotto: «gli ebrei rapiscono e uccidono i bambini secondo quanto prescritto dalla Torah e si nutrono delle loro carni»; «gli ebrei seducono le giovani vergini per indurre alla prostituzione»; «gli ebrei si fanno beffe della nostra religione». Quest’ultima idea sarà spesso ripresa dagli ambienti reazionari di matrice clericale per contrastare il laicismo di fine Ottocento che andava ad imporsi nelle legislazioni statali. Non a caso il complotto giudaico-massonico tanto caro oggi all’estremismo di destra e islamista è stato inventato proprio dalla Chiesa, durante gli anni della rivoluzione francese tra gli ambienti controrivoluzionari spiccò la voce del gesuita Augustin Barruel lealista e critico dell’Illuminismo e giacobinismo, nella sua Mémoires pour servir à l’Histoire du Jacobinisme sarà il primo a collegare illuminismo, massoneria, ebrei ed Illuminati come gli unici fautori della rivoluzione, quest’ultima vista come semplice strumento per prendere il controllo del mondo in mano agli ebrei, curioso notare che tale complotto nacque tra i gesuiti, gli stessi che furono pochi anni addietro espulsi da vari stati europei, tra cui la Francia perché accusati di cospirare al dominio del mondo, lo stesso Voltaire noto illuminista e razionalista fu accanito sostenitore di questo complotto, evidentemente gli ebrei facevano concorrenza.

Le idee di liberté, egalité e fraternité saranno sconfitte durante la restaurazione, allora gli intellettuali saranno costretti a riunirsi per sfuggire alla polizia in circoli segreti come Carboneria e talvolta anche Massoneria (quella vera però) tra essi vi erano molti giovani ebrei da poco emancipatisi dai ghetti che andavano chiudendosi in tutta Europa come lascito napoleonico, ciò non farà che aumentare il pregiudizio anti ebraico negli ambienti reazionari e le rivoluzioni liberali che scuoterranno l’Europa nella prima metà del XIX secolo porteranno alla sconfitta di questi reazionari che in alcuni paesi come la Russia – patria dei protocolli – resisteranno fino alla rivoluzione di febbraio del 1917, ma la Russia non è immune dal contagio rivoluzionario e anche lì i giovani si riuniscono in circoli segreti sovversivi, uno di questi è il Partito Socialdemocratico russo da cui emergeranno i bolscevichi della rivoluzione di ottobre. Tra questi rivoluzionari vi sono anche molti giovani ebrei che sperano in un miglioramento della loro condizione in un paese in cui il popolo israelitico veniva relegato negli shtetl, villaggi speciali a loro destinati, e proprio da uno di questi uscirà il papà dell’antisemitismo moderno, ispiratore dei complotti: Jacob Aleksandrovič Brafman autore nel 1869 de Il libro del Kahal dalla parola yiddish che indicava l’autonomia di cui godevano gli ebrei nei loro villaggi ghetti, secondo questo ex ebreo poi convertitosi all’ortodossia il suo popolo sta pianificando la disgregazione dell’Impero russo per imporre poi a tutti i non ebrei il Kahal, il “governo talmudico”, quest’idea sarà ripresa dai protocolli del 1905, falso creato dall’Okhrana, la polizia politica zarista nel quale guarda caso si smentiscono tutte le nuove idee che circolano nei club sovversivi russi proibite in Russia, come il libero mercato, Nietzsche, Marx e Darwin.

Süss l'ebreo

L’effettiva rivoluzione russa del 1917 che porterà alla disgregazione dell’Impero russo per altre ragioni darà ulteriore credito a questo falso, nel frattempo tradotto in varie lingue e porterà al collegamento “ebreo = bolscevico” tanto caro ai nazisti durante l’invasione dell’Urss del 1942, in Italia il falso sarà tradotto da Giovanni Preziosi nel 1921; portavoce del fascismo antisemita nonché ex prete. In Germania il secolare pregiudizio anti ebraico unito ad una massiccia immigrazione di ebrei russi che fuggivano dalla guerra civile e dalla paura del “contagio rosso” – a seguito della rivoluzione marxista soppressa dall’esercito in Baviera – nei messi successivi alla sconfitta subita dal Reich nella prima guerra mondiale e la seguente crisi economica del 1929, aprirà la strada al nazionalsocialismo che con il suo ossessivo antisemitismo sfocerà nella Shoah. Lo stesso Stalin però dopo aver fondato l’oblast autonomo ebraico (versione sovietica degli shtetl) sarà feroce persecutore degli ebrei accusati di filoamericanismo negli anni quaranta. L’eco del Der Stürmer di Julius Streicher e degli scritti pseudo storici di Goebbels e Rosenberg sul mostro ebreo che controlla le banche, il quale vuole ibridare i popoli dietro la facciata del progresso con il materialismo marxista, da contrapporre alla spiritualità “ariana”. L’ebreo filoamericano si sentirà anche dopo il 1945 nei circoli di estrema destra pronti a sostenere che il femminismo sessantottino sia un’operazione ebraica volta al controllo delle masse – ma soprattutto dalla propaganda jihadista (se è vero che si fa riferimento ad un complotto ebraico nello statuto di Hamas) – per giustificare il neoantisemitismo spesso mascherato dall’apparente più innocente antisionismo odierno, destinato anche quest’ultimo a lasciare scie di sangue. I moderni complottismi sugli ebrei sono vecchi, ma come diceva l’immortale Primo Levi: «La peste si è spenta, ma l’infezione serpeggia».

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